Tutti conosciamo i fastidiosi sintomi della CARIE: sensibilizzazione della parte aggredita dai batteri, particolarmente accentuata in presenza di stimoli come il caldo e freddo, o chimici (zuccheri). Quando la carie penetra in profondità avvertiamo una sintomatologia via via crescente fino a diventare spontanea e intensa. A questo punto, significa che la carie è progredita fino ad arrivare alla POLPA per cui sarà necessaria la devitalizzazione del dente. Se la carie è allo stadio iniziale ovvero interessa solo lo smalto o parte della dentina, può non arrecare alcun fastidio o provocare solo una maggiore sensibilità del dente, quando si masticano cibi particolarmente dolci, salati o aciduli. In questi casi l’otturazione è sufficiente e ha lo scopo di sostituire il tessuto infetto con materiale resinoso e ceramico. Questo ci fa capire come sia importante individuare anche le piccole carie al fine di evitare trattamenti invasivi che spesso richiedono la devitalizzazione del dente.
Solo attraverso un’attenta visita e l’ausilio di radiografie è possibile scovare la presenza di carie anche in denti che sembrerebbero “perfettamente sani”. Un altro aspetto da analizzare è la predisposizione alla carie, detta CARIORECETTIVITÀ, ovvero il rischio individuale di un paziente di andare in contro all’insorgenza di carie. In questi casi diventa importante prevenire i “punti deboli” che sono più soggetti all’insorgenza dei processi cariosi, ovvero i solchi dei denti premolari e molari.
Il trattamento endodontico, detto più comunemente DEVITALIZZAZIONE, consiste nella rimozione del tessuto pulpare sia a livello della corona sia a livello delle radici e nella sostituzione del tessuto rimosso con una resina naturale (Guttaperca) e cemento canalare, previa adeguata sagomatura dei canali.
La polpa dentaria, contenuta all’interno del dente, comunemente chiamata “NERVO DEL DENTE”, è in realtà un complesso sistema di strutture altamente specializzate (vene, arterie, vasi linfatici, terminazioni nervose…). In seguito ad una carie profonda e relativa contaminazione batterica,oppure dopo un trauma, la polpa va incontro ad infiammazione e infezione il cui esito è la PULPITE acuta. I sintomi sono dolore spontaneo o provocato da stimoli termici (freddo in particolare,caldo) da sostanze dolci o acide. L’infiammazione acuta o cronica (ovvero più o meno rapida nella sua evoluzione) si può propagare al di fuori dell’apice della radice dentaria e diffondersi all’osso alveolare circostante provocando le lesioni definite come ASCESSO (quando acute o riacutizzazione di un granuloma) o GRANULOMA (quando croniche), e visibili in radiografia come un’area scura (rarefazione ossea) intorno all’apice della radice. In questi casi l’indicazione ad un trattamento endodontico è assoluta, l’unica alternativa è l’estrazione. Altra indicazione è il rifacimento di una precedente cura endodontica mal eseguita; in questo caso si parla di RITRATTAMENTO ENDODONTICO.
Sebbene la polpa sia stata rimossa e sostituita con un materiale da otturazione, il dente deve essere ritrattato per una delle seguenti cause:
Si occupa di tutte le tecniche atte a risolvere situazioni anatomiche e patologiche sfavorevoli o irreversibili:
Consiste nella sostituzione di uno o più elementi dentari mancanti, quando le radici dei denti naturali non forniscono più il supporto necessario per la masticazione. Quando il dente è gravemente compromesso o non è presente perché precedentemente estratto, è possibile ricorrere all’uso di impianti in titanio osteointegrati. In questo modo si sostituisce il dente singolo senza sacrificare i denti adiacenti per sostenere il ponte. Nel momento in cui sia necessario sostituire più denti si può ricorrere a ponti su impianti.
Questi ultimi si differenziano in base ai materiali utilizzati:
La parodontite è l’infiammazione del parodonto, cioè di tutto quello che sta intorno alle radici dei denti (gengive, legamenti alveolo-dentari, alveoli e apparato osseo). La causa dell’infiammazione è determinata dalla scarsa o scorretta igiene orale che, se protratta nel tempo, diventa cronica e causa la formazione delle “tasche parodontali” che a loro volta determinano danni a carico dell’osso con la conseguente riduzione della sua altezza, risultato: i denti cominciano a muoversi fino a cadere spontaneamente. Tra le principali cause ci sono la scarsa e non corretta igiene orale, la predisposizione genetica, il diabete mellito, ed il FUMO.
IL TRATTAMENTO
Le fasi terapeutiche riguardanti la parodontite sono 4: